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Forum › BENVENUTI SU SEAFISHING.IT FORUM › COMUNICAZIONI IMPORTANTI › Disastro ecologico in sardegna
Ieri apprendo questa notizia: A Porto Torres è avvenuto un disastro ambientale che minaccia la sopravvivenza di molte specie marine. Lo sversamento in mare di decine di migliaia di litri d'olio combustibile dalla centrale di produzione energetica Eon.
Nelle acque del Golfo dell'Asinara si continua a lavorare per arginare le conseguenze della fuoriuscita di olio avvenuta martedì scorso. Nelle Santuario dei cetacei si sono riversati almeno diecimila litri di olio combustibile. Durante le operazioni di rifornimento che la nave cisterna Emerald stava effettuando nella banchina dello stabilimento E.On, colosso energetico tedesco con base a Porto Torre, c'è stato un cedimento nelle tubature che trasportano l'olio combustibile. Sospinto a est dalle correnti, l'olio ha raggiunto le coste di Sassari e Sorso, vicino al capoluogo, fino a minacciare Castelsardo, decine di chilometri più in là, e a lambire la Corsica.
Legambiente chiede un piano di bonifica del territorio e per ottenere adeguati risarcimenti. E’ il momento anche – conclude il presidente di Legambiente Sardegna – di ripensare il modello di sviluppo della Regione. Gli habitat e l’ambiente infatti sono la più grande risorsa dell’Isola minacciata costantemente dall’industria degli idrocarburi”.
Il presidente onorario del Wwf Italia, Fulco Pratesi, ha chiesto al ministero dell'Ambiente di inviare subito una task force dell'Ispra e le navi 'spazzine' della Castalia per far fronte al disastro ambientale di Porto Torres, avvenuto martedi' scorso con lo sversamento in mare di decine di migliaia di litri d'olio combustibile dalla centrale E.On. ''La chiazza ormai lambisce 18 chilometri di una delle piu' belle coste del Mondo – dice Pratesi – provocando la moria di pesci e compromettendo l'equilibrio dell'habitat sottomarino e arrivando a lambire le coste della vicina Corsica'".
Chiedo ai nostri amici isolani come nonnoroby, che si sta facendo in merito? E' troppo tardi per salvare l'ecosistema ittico e marino?
SSSSSSSSSSShhhhhhh siamo tutti concentrati su Ruby calabria2
Purtroppo da Porto Torres il catrame è arrivato fino a Santa Teresa
http://www.videolina.it/view/servizi/8772.html
hanno potuto distruggere le galapagos che si trovano in >w<calabria>w< al mondo e non possono distruggere la sardegna!?!?!?!?!?!?!
Purtroppo posso seguire le notizie solo dai media.
Al momento non si conosce ancora l'impatto effettivo sulla flora e sulla fauna marittima, ma immagino che sarà devastante.
Sto seguendo con trepidazione quello che potrebbe rivelarsi tra i più devastanti disastri ambientali, visto che la centrale è a ridosso di uno dei più importanti e singolari parchi marini del mondo.
Ma come si fa a dare il permesso di costruire e realizzare una centrale altamente inquinante specie se si creano delle falle, in un luogo che si trova a ridosso di uno dei parchi marini piu' belli del mediterraneo!!
Per dovere di cronaca riporto quanto ha scritto:
Ancora un grande e gravo disatro ambientale dopo le Galapagos.
Quando succedono queste catastrofi e speriamo mai mai mai, si hanno delle terribili ripercussioni sull' ambiente per la numerosità degli organismi viventi coinvolti e per la vastità del territorio marino interessato calabria2
Seguiamo con attenzione lo sviluppo degli eventi.
Il fatto grave non è tanto la localizzazione della centrale termoelettrica in quella zona (esiste da molto prima che il golfo dell'Asinara venisse dichiarato parco nazionale), ma quanto la negligenza nel monitorare in modo permanente e continuo le tubature utilizzate per trasferire l'olio combustibile dalle navi cisterna alla centrale.
E questa negligenza va addebitata parimente alla società E.On che gestisce l'impianto e all'agenzia regionale ARPAS che ha compiti di monitoraggio e controllo ambientale.
Eppure l'E.On, per il contesto naturalistico in cui si trova la centrale Fiume Santo, ha sempre prestato attenzione alla tutela dell'ambiente. Le sezioni a carbone e a olio combustibile sono munite di precipitatori elettrostatici per l’abbattimento del particolato (polveri) contenuto nei gas fumi. Nelle prime due unità produttive è stata adottata la tecnica B.O.O.S. (Burner Out Of Service) per la riduzione degli ossidi di azoto, mentre le unità 3 e 4 sono dotate di sistemi per la riduzione degli ossidi di azoto (denitrificatori) e di zolfo (desolforatori). Il controllo dell’aria e delle ricadute al suolo degli inquinanti è garantito da una rete di monitoraggio attiva in un raggio di oltre 30 km di territorio attorno alla centrale. I dati acquisiti, con quelli rilevati sui camini, sono registrati presso la centrale e sono trasmessi all'ARPAS dipartimento di Sassari.
La centrale si è dotata di un sistema di gestione ambientale e dal 2005 è registrata inscritta al Registro Europeo EMAS con il numero I-000403. Inoltre la centrale è certificata ISO 9001 per le attività di scarico del carbone, combustione e produzione di ceneri volanti, classificate come prodotto di qualità con certificato CE 0099/CPD/A95/005. Dal 2009 la centrale ha ottenuto la certificazione del sistema di gestione della sicurezza in conformità allo standard OHSAS 18001 Certificato N°14634.
L'E.On si è quindi dimostrato il classico gigante con i piedi d'argilla, trascurando il controllo minuzioso di tubature che per loro natura sono soggette a corrosione. La falla nelle tubature è anche di piccola entità, ma la gigantesca pressione delle pompe di trasferimento ha fatto fuoriuscire dal foro relativamente piccolo ben 18.000 ton (valore al momento stimato) di olio combustibile. Questo dimostra che durante le operazioni di trasferimento non c'è neanche l'ombra di un cane che vigili lungo il percorso, a dimostrazione della negligenza assoluta da parte dell'E.On e dell'agenzia regionale preposta al controllo e pagata con i soldi pubblici.
Quello che personalmente mi fa più imbestialire è che la preoccupazione principale delle autorità locali e regionali non è tanto il disastro che avviene sotto la superficie dell'acqua (flora e fauna distrutte), quanto il fatto che il catrame che si riversa sulle spiagge potrebbe compromettere la prossima stagione turistica locale, rilasciando sul disastro subacqueo solo qualche breve commento secondario.
Ma chi cavolo se ne frega se per quest'estate i turisti diserteranno quelle spiagge: anche se pesante, si tratta solo di un danno stagionale ed è nulla in confronto al disastro ecologico subacqueo per il quale ci vorranno decine e decine di anni per riprendersi (se mai si riprenderà)!
Maledetta mentalità provinciale di un popolo di serie B, il cui interesse principale è assorbito dalle vicende pornopedofile del capo del governo e dall'approssimarsi del festival di Sanremo, che oscurano in maniera indecente anche l'ennesima morte di un giovane in Afghanistan (…e va bè, tanto era un sardaccio…).
Da Nonnoroby:
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Quello che personalmente mi fa più imbestialire è che la preoccupazione principale delle autorità locali e regionali non è tanto il disastro che avviene sotto la superficie dell'acqua (flora e fauna distrutte), quanto il fatto che il catrame che si riversa sulle spiagge potrebbe compromettere la prossima stagione turistica locale, rilasciando sul disastro subacqueo solo qualche breve commento secondario.
Ma chi cavolo se ne frega se per quest'estate i turisti diserteranno quelle spiagge: anche se pesante, si tratta solo di un danno stagionale ed è nulla in confronto al disastro ecologico subacqueo per il quale ci vorranno decine e decine di anni per riprendersi (se mai si riprenderà)!
Maledetta mentalità provinciale di un popolo di serie B, il cui interesse principale è assorbito dalle vicende pornopedofile del capo del governo e dall'approssimarsi del festival di Sanremo, che oscurano in maniera indecente anche l'ennesima morte di un giovane in Afghanistan (…e va bè, tanto era un sardaccio…).
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Concordo in tutto quanto riportato da Roberto ed in particolar modo su quanto asserito nell'ultima parte del suo intervento. Dovremmo guardare più a fondo nelle cose e meno al gossip, ma questo è più difficile e potrebbe farci veramente incazz…..e crearci problemi di salute mentale,( o politica?). Così facciamo finta di non capire e ci dedichiamo al gossip è più facile.
Colgo l'occasione per un mesto saluto all'Alpino Sanna. calabria2
Bisogna essere proprio c@glioni!
Guardate QUI
Parola d'ordine incompetenza, prima e dopo!!!
Anche un bambino sa che il mare può divenire da calmo a mosso in poche ore, una squadra specializzata no!
In quella costa, poi, dove il maestrale picchia duro ed è di casa 300 giorni all'anno!
Ma le persone addette ai controlli ed esperte di anti inquinamento dove sono? Come si possono lasciare soli gli operai della E.On ed i volontari che non hanno competenze in merito? Come non capire che i sacchi di catrame andavano rimossi subito? Oppure non dispongono neanche di un camion per fare questo lavoro?
Cose da pazzi!
Mi ha ricordato uno degli ultimi disastri avvenuti in Cina, dove i poveracci venivano costretti a raccogliere il catrame con un secchio stando immersi sino al collo nel bitume… Ma qui non siamo in Cina. Vergogna!
Non ci sono parole per descrivere quanto accaduto e la negligenza nel gestire il danno causato che va ad aggiungersi al "danno cronico" che annualmente colpisce il nostro Mediterraneo.
Il Mediterraneo è considerato un mare ad altissimo rischio di inquinamento per idrocarburi. Nel 2000 sono infatti transitate 370 milioni di tonnellate di petrolio greggio e derivati attraverso il nostro bacino, circa un quinto del trasporto globale. Un valore questo, dicono gli analisti, destinato a crescere. Ciò che preoccupa di più gli esperti però è l’inquinamento cronico, quotidiano, quello che avviene sotto i nostri occhi.
Con 38 milligrammi di catrame disciolti in ogni metro cubo di acqua, il Mediterraneo sorpassa di gran lunga gli 0,6 mg per metro cubo del Golfo del Messico. Ciò nonostante, in quel settore dell’Atlantico ci siano ben 2304 piattaforme (tra petrolio e gas) operative, contro le 140 del sistema Mediterraneo-Mar Nero. Insomma, il nostro è il bacino più inquinato del pianeta.
Nel Mediterraneo finiscono ogni anno più di 100 mila tonnellate di petrolio, diluite nel tempo, ma sempre tante rispetto le 650 tonnellate che la Deepwater Horizon sputa quotidianamente da diversi giorni. E da noi non c’è bisogno di alcun disastro. Collisioni, incidenti, o perfino atti terroristici incidono solo per il 20 per cento sull’inquinamento marino per idrocaburi. Le perdite croniche avvengono piuttosto durante le operazioni di routine delle navi cisterniere, come lo scarico delle acque di zavorra, o durante lo scarico nei terminali. A cui si aggiungono le azioni criminali compiute da alcune navi che lavano, illegalmente, le cisterne dei tanker in mare aperto. Per alcuni capitani il risparmio di tempo e denaro per le operazioni portuali vale il rischio di essere colti in flagrante dalle autorità.
Fonte: La Repubblica
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