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AREA INDUSTRIALE EX SIR UNA BOMBA ECOLOGICA

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  • Nonostante le continue denunce delle associazioni e dei movimenti ambientalisti e i sequestri da parte della Procura di Lamezia, la situazione depurativa nel Lametino continua ad essere drammatica.
    Un nostro sopralluogo effettuato il 25 aprile nei pressi della piattaforma depurativa nell’Area Industriale ha riportato alla luce una situazione ambientale fortemente compromessa.
    La colorazione e l’odore delle acque sversate a mare, proveniente dalla piattaforma depurativa della Deca Srl (società che comunque ha in mano da poco la piattaforma), non è per nulla rassicurante.
    Nello stesso canale dove viene immessa l’acqua proveniente dall’impianto di depurazione, i depositi di fanghi – se pur ridotti di quantità rispetto a quelli che denunciammo tempo fa – sono ancora ben visibili e il cattivo odore (unito a quello proveniente dall’impianto di trattamento dei rifiuti della Daneco) risulta insopportabile.
    Continua inoltre a versare in uno stato gravissimo il canale di scolo proveniente dall’area industriale: se pur interrotto (almeno sembra…) lo sversamento di acque reflue probabilmente industriali, il liquido oleoso, nerastro e maleodorante continua ad essere presente nel canale; canale che, sostanzialmente, sversa direttamente a mare senza nessun trattamento disinquinante.
    Si notano soltanto tracce di recenti interventi di “contenimento” delle sostanze inquinanti consistenti in piccoli sbarramenti in sabbia del tutto inutili a contenere l’infiltrazione dell’inquinante sia a valle degli sbarramenti che nei terreni sottostanti, visto appunto le condizioni di degrado strutturale in cui versa lo stesso canale.
    Sembra inoltre che i fanghi asportati dal fondo del canale vengano poi depositati ai bordi dello stesso e lasciati essiccare al sole, permettendo l’infiltrazione del percolato nei terreni circostanti.
    Il canale – vogliamo ricordarlo – costeggia per diversi centinaia di metri il confine dell’area industriale ma è, in buona sostanza, adiacente al bosco litoraneo e quindi alla spiaggia: chi sosta nella pineta o si trova sulla spiaggia (erano in tanti a trascorrere la pasquetta tra la pineta e la spiaggia…) viene inevitabilmente allertato dall’odore nauseabondo.
    Questa zona, inoltre, è morfologicamente pianeggiante ma, stranamente, percorrendo l’area verso l’arenile, improvvisamente, ci si imbatte in delle “dune” oramai ricoperte da una verde e lussureggiante vegetazione.
    Basta scavare pochi centimetri per capire che non si tratta di dune di sabbia ma di materiale che ha la consistenza del fango secco: il nostro dubbio è che si tratti dei fanghi prodotti dai processi di depurazione delle acque reflue del vicino impianto di depurazione e che negl’anni sono stati ammassati nei pressi della spiaggia; il dubbio diventa sempre più forte quando ci si accorge che di queste “dune” ne è piena l’intera area!
    Non sono diverse inoltre le condizioni in cui versa l’intero arenile che ovviamente risente della devastazione ambientale perpetrata nell’immediate sue vicinanze.
    A parte il pontile ormai parzialmente crollato (ma che continua ad essere ritrovo di pescatori che circolano e sostano liberamente sotto la struttura pericolante) e l’impianto di maricoltura spiaggiato, abbiamo riscontrato in acqua la presenza di plastica nera del tipo utilizzata in agricoltura per la pacciamatura e per contenere le piantine nei vivai.
    Sulla vicenda depurativa pochi mesi fa anche la Procura si è pronunciato affermando in sostanza che i danni ambientali sarebbero causati da ragioni tecniche legate ad un errore di progettazione dell’ormai obsoleto impianto che non riesce a trattare le acque reflue provenienti dall’intero comprensorio lametino (circa 130.000 abitanti), ma anche dall’inadeguata gestione delle imprese che negli’anni si sono avvicendate sull’impianto lasciando operai senza salario per mesi e con risultati pessimi rispetto alla qualità del servizio di depurazione.
    Nonostante tutto, ancora stenta a decollare la ristrutturazione e l’adeguamento della piattaforma depurativa: solo lo scorso 14 marzo è stata indetta la conferenza dei servizi per l’approvazione del progetto definitivo della nuova piattaforma presentato dalla società Deca Srl.
    Dopo ripetuti e fallimentari tentativi di gestione privata della depurazione ancora, dunque, si ripercorre la stessa strada affidando ad un soggetto privato la progettazione, la realizzazione e la gestione della nuova piattaforma!
    D’altronde nonostante la questione depurativa non sia più sotto il “controllo” del Commissario Delegato all’emergenza ambientale, la Regione Calabria ha reputato opportuno procedere alla cancellazione dei 5 ATO (che in teoria dovrebbero gestire il sistema idrico integrato) a partire dal 1 luglio 2011 approvando a dicembre un articolo, il 47, contenuto nella legge di bilancio regionale con l’intenzione del tutto evidente di consegnare l’intero sistema del Servizio Idrico Integrato – depurazione compresa quindi – alla Sorical, la società mista pubblico-privata che si occupa attualmente degli acquedotti calabresi, proprietà al 53,5% della Regione Calabria e al 46,5% di Veolia, il colosso francese che sta facendo grossi affari in terra calabra speculando sulle nostre acqua.
    Il quadro generale, quindi, è abbastanza inquietante e l’intera area industriale lametina (che ricordiamo essere per estensione la più grande del Mezzogiorno) versa in una condizione di degrado ambientale impressionante.
    E’ necessario quindi agire con urgenza e pertanto chiediamo un intervento immediato all’ASI e al Sindaco Speranza, in qualità di massima autorità sanitaria locale, affinché:
    1) venga redatto e messo a conoscenza dei cittadini un piano di bonifica dell’intera area;
    2) vengano pubblicati e diffusi i risultati delle analisi effettuate sui reflui a monte e sull’acqua depurata a valle dell’impianto di depurazione;
    3) venga bonificato il canale di scola (e l’area adiacente) dell’area industriale ed avviata una adeguata campagna di monitoraggio ambientale sull’intera area con analisi su diversa matrice (in primis alimentare visto anche la vicinanza di grandi aree coltivate);
    4) venga realizzata una mappatura di eventuali “depositi non autorizzati” di fanghi nelle vicinanze della piattaforma depurativa e, comunque, da estendere all’intera area industriale;
    5) Venga effettuato un monitoraggio delle aziende agricole in merito allo smaltimento delle plastiche da pacciamatura e da florovivaismo;
    6) Venga bonificata e riqualificata l’area della foce del Turrina;
    7) Venga interdetta totalmente l’area del pontile (non basta un semplice cartello…) e venga avviata la bonifica dell’intero arenile (abbattimento del pontile e rimozione dell’impianto di maricoltura spiaggiato);
    8) Venga avviato l’iter per la creazione di un azienda speciale pubblica che gestisca l’intero ciclo integrato dell’acqua scongiurando così anche la privatizzazione in atto della Lamezia Multiservizi che dovrebbe e potrebbe essere l’ente pubblico gestore dell’intero ciclo.

    Fonte:Sinistra Critica Calabria

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